LUCIANO BOCCANERA

Il Prof. Luciano Boccanera

 

nato a: Osimo (AN)

il: 1928 - 01/07/2023

Stagioni in Virtus:

IL BLOG DEL COACH: PROF. LUCIANO BOCCANERA

di Dan Peterson - Il Blog del Coach - Superbasket - 20/11/2020

 

Prof. Luciano Boccanera era già una leggenda all’Istituto Ortopedico Rizzoli di Bologna quando io sono arrivato alla Virtus nel 1973.  Per di più, lui era grande amico del nostro Avv. Gianluigi Porelli, big boss assoluto della Virtus.  Porelli aveva una stima illimitata di lui.  Cioè, ciò che diceva o faceva il Prof. Boccanera era legge incontrastabile.  Ero ignaro di tutto ciò quando mio grande giocatore, Gianni Bertolotti, un Nazionale, ha sofferto una forte distorsione di caviglia all’inizia dell’anno.  Porelli disse a me: “Coach, mi dispiace. Bertolotti è fuori tre mesi; sei settimane di gesso; sei settimane di riabilitazione.”

Non accettavo questo.  Sapevo che una distorsione, pure grave, era trattabile. Ero anche quasi ‘esperto’ nel come farlo.  Comunque, Porelli mi informò che portava Bertolotti dal Prof. Boccanera all’Istituto Rizzoli e mi spiega chi è Boccanera!  Chiesi di venire con loro per parlare con il Professore.  Porelli disse OK ma mi avvisò che Boccanera aveva l’ultima parola.  Come previsto, Prof. Boccanera disse che doveva ingessare la caviglia per sei settimane.  Dissi, con tutta la diplomazia nel mondo: “Prof, non per contrastare nessuno, ma ho una laurea in fisioterapia sportiva dell’Università di Michigan.  Posso far vedere un paio di cose?”

Porelli mi fulminò con gli occhi.  Certamente stavo anche rischiando il posto perché Porelli non gradiva queste cose.  Ma andai avanti.  Ho spiegato il metodo dei tempi di 30” di acqua calda, poi 90” di acqua fredda, per attivare la circolazione. Poi, dissi, “Ecco la fasciatura che usano tutte le squadre sportive in America, la famosa ‘Louisiana Wrap.’” Porelli stava per licenziarmi in tronco e cominciò a parlare: “Coach!”  Il Prof. Boccanera alzò la mano.   Porelli, paonazzo in faccia, doveva tacere. Boccanera volle vedere la ‘Louisiana Wrap.’ Lo feci su Bertolotti.  Poi, dissi, “Gianni, ora cammino per il Prof.”  Biblico!  Bertolotti si alzò e camminò!

Prof. Boccanera, sapendo che Porelli stava per uccidermi, disse, “Gigi, trovo questo innovativo. Vediamo come va.”  Porelli morse la lingua e le labbra ma accettò.  In quei giorni, facemmo tutto come feci alla Rizzoli.  La domenica, prima della gara, feci le fasciature con la ‘chiusura a figura 8’ per bloccare tutto. E’ una cosa che si può fare per un paio di ore e non di più perché finisce a tagliare la circolazione del sangue. Feci la ‘ancora’ in alto, poi le ‘staffe,’ verticali e orizzontali. Poi, la ‘otto.’ Bertolotti giocò senza problemi e vincemmo. Porelli, felice per tutto ma arrabbiato con me, non mi disse nulla. Ma non mi ha licenziato!

Per questo post, Patrizia Tomba dell’Istituto Rizzoli si è messo in contatto con il Prof. Boccanera. Lui, 92enne, le disse: “Ah, sì, Peterson. Quello delle fasciature!”   Ho poi parlato con lui al telefono.  L’ho ringraziato per avere operato Charley Caglieris per il polso, per aver curato la schiena di Terry Driscoll e per la sua disponibilità ai tempi, di avermi dato la possibilità di dire la mia, e per avermi salvato il posto di lavoro!   Tale era la sua credibilità che bastava alzare la mano per fermare Porelli. Il che non era in grado di fare nessun’altra persona. Per me, un Gigante con la G maiuscola!

IL NOSTRO SCUDETTO

di Dan Peterson

 

Chissà quando è cominciata questa storia della scudetto virtussino 1976? Può darsi che abbia avuto inizio 105 anni fa con la fondazione della Virtus madre, perché la tradizione pesa anche se c'è della gente che ride sopra una tale dichiarazione. Forse cominciò nel 1946 con il primo scudetto cestistico della vecchia Vu nera, perché così è stata scritta la prima pagina della storia Virtus-Basket. Forse partì nel 1956 con l'ultimo scudetto di sei in un periodo di 10 anni, perché quella squadra non era solamente forte e simpatica ma anche rivoluzionaria per i suoi tempi.

Sfogliamo le pagine ancora; 1871, 1946, 1956; tre pagine importanti ma ci sono altre. 1968: venne l'avv. Gianluigi Porelli a prendere in mano la Virtus Pallacanestro. Però, è importante solo la data; l'avvocato non stava a guardare per un paio di anni, 1970mi sembra più importante; la nascita della politica che è ancora oggi il marchio di Virtus-Sinudyne-Basket: largo ai giovani, organizzazione societaria, cooperazione ad ogni livello, passi sicuri, forse piccoli, ma sempre avanti. Allora, siamo arrivati al 1976 all'ultima pagina. Forse avremmo dovuto scrivere questa pagina nel 1977 o nel 1978. è stata scritta un po' in anticipo. Perché? Perché tanta gente faceva la sua parte e perché la squadra faceva la sua parte. Armoniosamente.

Studiamo un dettaglio che sembra piccolo ma non lo è: la salute dei giocatori. Nella poule finale abbiamo avuto un'assenza totale di infortuni. Anzi, abbiamo recuperato gente che era ammalata e infortunata prima. Chi dobbiamo ringraziare? Chi può dire che il miglioramento di Massimo Antonelli e Charly Caglieris non è dovuto alla migliore respirazione dopo i loro interventi al setto nasale fatti dal Prof. Baravelli? Chi può dire che la fortuna della squadra di non subire l'influenza che ne ha colpite tante non è dovuta anche alle attenzioni dei dott. Legnami e Testoni? Chi può dire che il recupero totale della caviglia sinistra di Gigi Serafini non è dovuto ai programmi del Prof. Boccanera? Io, personalmente, non vorrei affrontare una stagione senza l'appoggio di questa gente. Neanche per idea.

E quanti allenatori vorrebbero andare avanti da soli senza l'aiuto di tre uomini importantissimi: il massaggiatore, il preparatore atletico ed il vice-allenatore? Il sottoscritto no, certamente. In effetti il nostro massaggiatore mi ha fatto fare brutta figura. Due anni fa insegnavo a lui la tecnica per fare le fasciature e adesso le fa due volte meglio di me. OK! Il fiato della nostra squadra è dovuto a una sola persona: Giorgio Moro, il nostro preparatore atletico. Il Prof. Moro ha un gran pregio: sa legare il suo lavoro con concetti validi per la pallacanestro. Lui non dimentica mai che sta preparando 10 giocatori per giocare a basket e non a qualcos'altro. OK! Quanto sono fortunato di avere John McMillen come vice, non posso dire. In qualsiasi cosa è bravo: rapporto con i giocatori, lavoro in palestra, insegnare i fondamentali, e così via. è in grado a giocare uno contro uno con piccoli come Caglieris o con gente alta come lui, come Bertolotti o un pivot come Gigi Serafini. E, se sapesse la gente quanti suggerimenti validi mi ha dato durante le partite! Esempio classico: di smettere la zona a Varese. Mi diceva: "coach, loro hanno segnato con ogni palla, giocando contro la zona. La lasciamo?" OK!

Quando uno incomincia a citare nomi e a ringraziare la gente, sbaglia, perché uno sarà lasciato fuori. Ma, io so che senza il nostro staff segretariale, il nostro staff giovanile, lo staff del nostro vivaio avremmo meno società. Il punto è questo: uno scudetto è sempre il risultato del lavoro di molti, nessuno più o meno importante che un altro. Come diciamo nella squadra: tutti importanti. Forse nessuno indispensabile, ma tutti importanti!

Parliamo adesso della squadra. Vorrei dire due o tre cose tecniche.

Una forza della nostra squadra è l'equilibrio nel quintetto base. Ciascuno è in grado di segnare punti. Non c'è un giocatore che la difesa può ignorare. Non c'è un uomo debole. Altra cosa; ciascuno del quintetto base gioca in un modo totalmente diverso degli altri quattro: Caglieris è il classico play con entrata, assist e velocità; Antonelli è il classico martello da fuori che non perdona contro la zona; Driscoll è il classico uomo-squadra che non scherza per i rimbalzi; Serafini è il classico pivot che segna in sospensione, gancio, scivolamento e movimenti rovesciati; Bertolotti è la classica ala che vola in contropiede e brucia nell'uno contro uno.

Non si può non parlare del secondo quintetto: la famosa "squadra bianca". Questa è gente giovane, ma che si sa sacrificare: che può capire quanto duro è lavorare come uno del quintetto base e poi giocare due minuti mentre l'altro ne gioca 38. Ma gli anni passano e questa gente rappresenta il nostro futuro. Piero Valenti ha tenuto il campo per noi contro il Partizan (40 minuti), Girgi (due volte) e tante altre volte. Ha sviluppato quest'anno una personalità. Quando prenderà più iniziative sarà un giocatore forte. Vogliono Marco Bonamico in America e chissà se andrà per farsi le ossa? Nessuno discute il suo potenziale: un giorno potrà essere uno dei più forti giocatori d'Europa. Potenza, grinta, mentalità non gli mancano; solo carenze di carattere tecnico. Mario Martini ha fatto un cambiamento da così a così. Dopo due anni di quasi zero attività e uno in Serie B ha saputo fare un grosso salto psicologico e adesso può pensare di lavorare come atleta e come giocatore di pallacanestro. Massimo Sacco ha tutte le carte in regola per esplodere: velocità, stacco da terra, tiro micidiale ed entrata bruciante. A lui mancava l'esperienza. Ma, contro l'IBP due volte (prima fase e seconda) a Roma ha fatto i canestri vincenti e contro il Partizan ha chiuso il discorso con sei punti in due minuti. Con più visione di gioco, chissà? Aldo Tommasini è, secondo me, il più veloce pivot d'Italia. Forse Meneghin lo supera... ma per un pelo. Migliora con la potenza delle mani perché non si discute il suo stacco da terra. è una questione di maturità, di gioco e di mentalità essere un grande giocatore.

Il nostro scudetto. è strano ma l'ultima pagina è anche la prima: 105 anni di tradizione. In Italia solo la Reyer vanta tanti anni di vita. La Virtus è Bologna. Bologna è la Virtus. Chi ci ride sopra non ha visto i 500 tifosi in campo dopo la fine a Varese. In America dopo le grandi vittorie ci sono delle strette di mani, pacche sulle spalle, due barzellette e a casa. Ma qui ho visto 500 persone piangere e questo vuol dire tradizione ed è per questo che ho chiesto di scrivere sul "nostro scudetto" e non sul "mio scudetto". Bologna è una città particolare e obbliga l'uso del plurale, non il singolare. Nondimeno do la mia parola per ultimo: io a Varese non ho pianto. Lo farò un'altra volta... il giorno che lascio Bologna e la Virtus Pallacanestro.

 

ADDIO A LUCIANO BOCCANERA, LUMINARE DELLA CHIRURGIA ORTOPEDICA

È venuto a mancare sabato scorso. Primario al Rizzoli e al Sant'Orsola, è stato medico sportivo di Fortitudo e Virtus. "Esempio di vita e umanità. Solo giovedì l'ultima partita a golf, la sua grande passione", il ricordo delle figlie
tratto da bolognatoday.it - 03/07/2023
 

È scomparso sabato scorso all’età di 95 anni il professor Luciano Boccanera, luminare della chirurgia ortopedica. Boccanera è stato primario dal 1954 al 1979 al Rizzoli, fino al 1989 al Centro traumatologico ortopedico di via Boldrini, dall’89 al ’95 al Sant’Orsola Malpighi, per poi spostarsi a dirigere, fino al 2005, i reparti di Villa Maria a Cotignola e Faenza. Punto di riferimento dell’ortopedia a livello nazionale e internazionale, il professor Boccanera negli anni ’80 è stato anche il medico sportivo prima della Fortitudo e poi della Virtus. Ma è stato anche il medico personale di molti sportivi, a partire dal pugile Nino Benvenuti.

Nato a Osimo, il luminare si è trasferito Bologna da giovane per i suoi studi universitari, città dove ha poi scelto di vivere. Chirurgo di fama, ha formato generazioni di ortopedici sotto le Torri. “È stato per noi un esempio di vita e umanità, con una grande dedizione alla sua professione, alla sua famiglia e agli altri. Aveva due grandi passioni, il mare e il golf. Solo giovedì ha giocato un’ultima partita, poi sabato è venuto a mancare tra le nostre braccia”, il ricordo delle figlie Giulia, Nicoletta e Silvia.